In Tanzania, all’interno del parco nazionale che porta il suo nome, sorge il monte Kilimanjaro, che con i suoi 5.895 metri è la montagna più alta del continente africano, nonché uno dei suoi panorami più spettacolari.
Oltre ad essere la montagna più alta del continente africano, essa fa parte del ristretto gruppo denominato “le sette cime”, ovvero le montagne più alte di ciascun continente della terra. Secondo l’opinione prevalente della maggior parte degli alpinisti, il Kilimanjaro fa parte di questo ristretto gruppo insieme al monte Denali (che, con il suoi 6194 metri è la vetta più alta dell’America settentrionale), l’Aconcagua (che, con i suoi 6962 metri è la più alta dell’America meridionale), il monte Bianco (4810 metri e cima più alta dell’Europa), l’Everest (8848 metri e cima più alta dell’Asia, oltre che del pianeta), il Puncak Jaya (4884 metri e cima più alta dell’Oceania) e, infine, il monte Vinson (4892 metri e cima più alta dell’Antartide).
Il Kilimanjaro è anche uno dei vulcani più alti del mondo ed ha la caratteristica di essere tra le montagne più elevate non appartenenti a una catena, dal momento che la sua mole si erge dai campi coltivati delle fattorie che si estendono ai suoi piedi, su pendii che, salendo verso l’alto, presto diventano foreste rigogliose e poi praterie alpine, lasciando successivamente il posto a un paesaggio lunare che conduce infine alle vette gemelle del Kibo e del Mawenzi.
Un pò di storia
Il primo a parlare del Kilimanjaro fu l’astronomo e cartografo greco Tolomeo il quale, nel secondo secolo dopo Cristo, riportò in un suo testo la notizia di una “grande montagna di neve” nelle ancora sconosciute terre a sud della Somalia. Dopo diversi secoli, intorno al 1100, furono i commercianti cinesi che si mossero nell’entroterra del continente nero a descrivere l’esistenza di una grande montagna a ovest di Zanzibar. La scoperta vera e propria del Kilimanjaro avvenne solo nel 1848 quando i missionari tedeschi Rebmann e Krapf furono i primi europei ad aver tentato di raggiungere la montagna.
Gli esploratori europei iniziarono a chiamare la montagna “Kilimanjaro” intorno al 1860, affermando che questo fosse il suo nome in lingua swahili. Letteralmente il suo significato dovrebbe essere, secondo alcune interpretazioni, “piccola montagna splendente”. Secondo altre teorie il nome deriverebbe dalla lingua chagga (popolo che abita le pendici della montagna) dove il termine “Kilemakyaro” avrebbe il significato di “viaggio impossibile”.
In seguito, il primo tentativo di raggiungere la cima fu effettuato nel 1861 ma non ebbe successo. Solo nel 1889 il tedesco Hans Meyer e l’austriaco Ludwig Purtscheller raggiunsero per primi la vetta Kibo mentre fu solo nel 1912 che gli alpinisti tedeschi Oehler e Klute raggiunsero la cima del Mawenzi.
Un pò di geografia
Il Kilimanjaro è costituito da tre crateri, formatesi oltre 500mila anni fa per effetto di eruzioni e movimenti tettonici. A ovest si trova il cratere Shira, che raggiunge un’altezza di 3962 metri; a est il Mawenzi, che tocca la quota di 5149 metri; tra i due si trova invece il cratere Kibo che con i suoi 5895 metri è la vetta più alta d’Africa. Il picco Uhuru viene comunemente indicato come la sommità più alta sul bordo del cratere Kibo.
Mentre lo Shira e il Mawenzi sono ritenute bocche estinte, il Kibo è invece dormiente. Sebbene non sia certo il periodo dell’ultima eruzione, l’attività vulcanica non è comunque cessata, tanto che, ancora oggi, continuano, infatti, a verificarsi emissioni nei pressi della bocca vulcanica e, occasionalmente, vengono registrate piccole e moderate scosse sismiche.
Tra il Kibo e il Mawenzi si estende una larga piattaforma chiamata “la sella dei venti” ovvero circa 3600 ettari di territorio caratterizzato dalla tundra, che rappresenta la maggior area di tundra d’altura del territorio africano. Sulla cima della montagna si trova il ghiacciaio di Rebmann (dal nome dell’esploratore tedesco che per primo individuò la presenza di ghiaccio sul Kilimanjaro). Fino all’Ottocento questo ricopriva quasi interamente la vetta, ma nell’ultimo secolo, tra il 1912 e il 2000 si è assistito alla perdita dell’82 percento della massa glaciale.
Kilimanjaro e trekking
Il trekking sul Kilimanjaro è probabilmente il trekking d’alta quota più popolare al mondo. La ragione della popolarità del Kilimanjaro è ovvia: è la montagna più alta del mondo che si può scalare semplicemente salendo a piedi. Non c’è bisogno di corde, nessuna attrezzatura speciale per l’arrampicata, nessuna esperienza precedente di alpinismo. Ma questo non significa che sia semplice come una passeggiata nel parco!
Il trekking sul Kilimanjaro, infatti, è un’avventura molto impegnativa. Anche se non occorrono particolari abilità alpinistiche, le precedenti esperienze di trekking di ciascuna persona fanno un’enorme differenza per la possibilità di successo nel raggiungere la vetta. Naturalmente, le persone che hanno scalato montagne in precedenza troveranno più facile fare trekking sul Kilimanjaro rispetto a persone che non hanno mai scalato una montagna in vita loro.
Il trekking sul Kilimanjaro richiama ogni anno circa 25mila escursionisti, ma se migliaia di escursionisti raggiungono l’Uhuru Peak senza grandi difficoltà, sono molti di più coloro che non ce la fanno perché soffrono del mal di montagna o semplicemente perché non sono in buone condizioni fisiche o allenati per questa ascesa. Inoltre, nel corso degli anni, anche se raramente, alcuni escursionisti o portatori hanno perso la vita durante la scalata.
Venire quindi preparati fisicamente ed equipaggiati con calzature e abbigliamento idonei e, cosa ancora più importante, con tutto il tempo di cui avere bisogno per la salita è il segreto per avere successo nell’impresa. Se si vuole davvero raggiungere la cima, consigliamo di prendere in considerazione l’aggiunta di un giorno in più agli itinerari di salita standard. La città di Arusha, ai piedi del monte Kilimanjaro, è il luogo da dove partono quasi tutti i gruppi che intendono tentare l’ascesa e si trova già a circa 1400 metri sul livello del mare, quindi già un buon punto di partenza per l’impresa.
I percorsi principali
Esistono sei itinerari principali che consentono di raggiungere la vetta del Kilimanjaro. Su tutti, con l’eccezione della Marangu Route, è indispensabile utilizzare le tende.
1. Marangu Route
Il percorso Marangu, noto anche come percorso “Coca-Cola”, è il percorso più antico e consolidato del Kilimangiaro. Questo è l’unico percorso che offre capanne per dormire in alloggi in stile dormitorio al posto del campeggio. Molti preferiscono Marangu perché è considerato il sentiero più facile della montagna, data la sua pendenza graduale e il percorso diretto. Tuttavia il breve lasso di tempo del percorso potrebbe rendere difficile l’acclimatazione in quota. Il percorso si avvicina al Monte Kilimangiaro da sud-est. Marangu è purtroppo il meno panoramico degli altri percorsi perché la salita e la discesa sono lungo lo stesso sentiero e bisogna tenere in considerazione che è anche il percorso più affollato proprio per questo motivo.
2. Machame Route
Il percorso Machame, noto anche come percorso “Whisky”, è il percorso più popolare del Kilimanjaro. L’attrazione di Machame, infatti, è nella sua bellezza paesaggistica. Tuttavia, il sentiero è considerato difficile, ripido e impegnativo, soprattutto per il suo itinerario più breve. Pertanto questo percorso è più adatto per le persone più avventurose o per coloro che hanno esperienza di alta quota, escursionismo o trekking con lo zaino in spalla. Il percorso si avvicina al Monte Kilimanjaro da sud, iniziando dal Machame Gate. Il sentiero conduce gli escursionisti attraverso la foresta pluviale fino all’altopiano di Shira. Qui convergono molti dei percorsi del Kilimanjaro. Quindi il percorso gira a est e attraversa il campo di ghiaccio meridionale del Kilimanjaro lungo un sentiero noto come Circuito meridionale prima di raggiungere la vetta da Barafu. La discesa invece, normalmente avviene tramite la via Mweka.
3. Umbwe Route
Il percorso Umbwe ha la meritata reputazione di essere il percorso più impegnativo sul Monte Kilimanjaro. A causa della veloce salita in quota, questo percorso non prevede le tappe necessarie per l’acclimatazione. Sebbene il numero di persone su questo sentiero sia molto basso, anche le possibilità di successo sono basse. L’Umbwe è considerato un percorso molto difficile e faticoso, che dovrebbe essere tentato solo da escursionisti forti che sono sicuri della loro capacità di acclimatarsi rapidamente all’altitudine. Avvicinandosi da sud, il percorso Umbwe è una salita breve, ripida e diretta. Dopo aver raggiunto Barranco Camp, il sentiero gira a est e attraversa il campo di ghiaccio meridionale del Kilimanjaro su un sentiero noto come Circuito meridionale prima di raggiungere la vetta da Barafu. La discesa invece, normalmente avviene tramite la via Mweka.
4. Rongai Route
La rotta Rongai è l’unica che si avvicina al Kilimanjaro da nord, vicino al confine con il Kenya. Sebbene stia guadagnando popolarità tra gli scalatori, questa via è ancora poco frequentata. Rongai ha una pendenza più graduale rispetto agli altri percorsi della montagna. È il percorso preferito per chi cerca un’alternativa al popolare percorso Marangu, per chi desidera un’escursione più remota e per coloro che scalano durante la stagione delle piogge (il lato nord riceve meno precipitazioni). Rongai è un percorso moderatamente difficile ed è altamente raccomandato, soprattutto per chi ha meno esperienza con lo zaino. Sebbene lo scenario non sia così vario come le rotte occidentali, Rongai compensa questa situazione attraversando vere aree selvagge per quasi tutto il percorso. La discesa si effettua, invece normalmente per la via Marangu.
5. Shira Plateau Route
La Shira Route è un sentiero poco frequentato che inizia vicino a Shira Ridge. È quasi identico al percorso Lemosho. In effetti, in precedenza, Shira era la via originale mentre Lemosho è diventata la variante migliorata. Sebbene Shira sia un percorso vario e bello, è meno favorevole a causa dell’altitudine relativamente elevata del punto di partenza, a cui si può comunque accedere con un veicolo. È possibile che gli scalatori sperimentino alcuni sintomi legati all’altitudine il primo giorno mentre si accampano. Il percorso Shira attraversa l’intero altopiano di Shira da ovest a est in una piacevole escursione relativamente pianeggiante. Quindi il percorso attraversa il campo di ghiaccio meridionale del Kilimanjaro su un percorso noto come Circuito meridionale prima di raggiungere la vetta da Barafu. La discesa, invece avviene normalmente tramite la via Mweka.
6. Lemosho Route
Il percorso Lemosho è considerato il sentiero più panoramico del Kilimanjaro, garantendo viste panoramiche su vari lati della montagna. Essendo una delle vie più recenti, Lemosho è una scelta eccellente per la arrampicata. Il percorso si avvicina al Monte Kilimanjaro da ovest. Il percorso attraversa l’intero altopiano di Shira da ovest a est in una piacevole escursione relativamente pianeggiante. La folla di scalatori è bassa fino a quando il percorso non si unisce al percorso Machame vicino a Lava Tower. Quindi il percorso attraversa il campo di ghiaccio meridionale del Kilimanjaro su un percorso noto come Circuito meridionale prima di raggiungere la vetta da Barafu. La discesa, invece avviene normalmente tramite la via Mweka.
7. Mweka Route
Percorribile soltanto per la discesa, la Mweka Route viene spesso utilizzata da chi sceglie di salire seguendo la Machame Route, la Umbwe Route e la Lemosho Route.
Quando andare
L’ascensione al Kilimanjaro è fattibile in qualsiasi periodo dell’anno, anche se le condizioni meteorologiche che interessano la montagna sono notoriamente molto variabili e difficili da prevedere. In generale, il periodo migliore per salire sulla montagna è la stagione secca, dalla fine di giugno a ottobre, e dalla fine di dicembre a febbraio o all’inizio di marzo, subito dopo le brevi piogge e prima dell’inizio delle grandi piogge. A novembre e in marzo/aprile è più probabile che i sentieri nella foresta siano scivolosi e che i percorsi per la vetta, specialmente la parte occidentale, siano ricoperti di neve. Detto questo, potreste trovare giornate belle e soleggiate anche in questi periodi.
Alcuni consigli
Per arrivare in cima al tetto d’Africa non serve essere degli esperti di alpinismo o super allenati, il trekking non è tecnicamente difficile, ma è bene arrivare preparati dal punto di vista fisico e psicologico perché si tratta comunque di un trekking impegnativo. Migliaia di persone affrontano il loro trekking sul Kilimangiaro senza alcuna esperienza e alcuni di loro, nonostante questo, riescono a raggiungere la vetta. Ma sono molte di più le persone che, senza una adeguata preparazione, rinunciano e sono costrette a tornare in basso: non c’è dubbio che è uno svantaggio rispetto alle persone allenate al trekking.
Allenamento con palestra, esercizi ed attività aerobica
L’allenamento migliore, prima di partire, è ovviamente quello in montagna, ma non tutti hanno la possibilità ed il tempo per allenarsi frequentemente in montagna. Prima della partenza, pertanto, consigliamo di allenarsi 2-3 volte la settimana in palestra con un buon esercizio aerobico (corsa, bicicletta, step o simili) oppure all’aria aperta con corsa ed esercizi per tutte le parti del corpo, non solo per le gambe quindi, ma anche spalle, braccia, addominali, dorsali,. E’ importante avere un “buon fiato” che aiuterà in alta quota, ed avere un fisico allenato, per camminare a lungo e portare lo zaino con l’attrezzatura della giornata. Non dimenticare lo stretching: è molto importante per la salute dei muscoli e, soprattutto, per recuperare più in fretta.
Allenamento in montagna
Se possibile, oltre all’allenamento in palestra, consigliamo di allenarsi su percorsi di trekking: non c’è’ allenamento migliore che macinare chilometri su e giù per i sentieri di montagna per poter raggiungere con successo la cima del Kilimanjaro. Riuscire a salire qualche volta oltre i 3000 metri prima della partenza, magari anche oltre, ove possibile, aiuterà sicuramente il fisico ad abituarsi all’altitudine. Abituatevi a camminare anche con i bastoncini da trekking: sono molto importanti perché riducono il carico sulle ginocchia, soprattutto in discesa. Farete meno fatica e più difficilmente compariranno dolori o fastidiose infiammazioni.
Condizioni e attrezzatura per la salita
Una volta arrivati in Tanzania e pronti per iniziare la scalata, non sottovalutate le condizioni atmosferiche sul Kilimanjaro. Sulla montagna il tempo è spesso freddo e potrebbe piovere di frequente, e pertanto avrete bisogno di indumenti caldi e impermeabili e di una buona attrezzatura, tra cui un sacco a pelo di buona qualità. A prescindere dal periodo dell’anno in cui effettuerete la salita, impermeabilizzate ogni cosa, soprattutto il sacco a pelo, perché è molto difficile che le cose si asciughino in giornata.
L’esperienza di trekking fa la differenza
Il problema principale durante il trekking sul Kilimanjaro è l’altitudine: ci vogliono alcuni giorni per arrivare in cima e, mano a mano che si sale, diminuiscono i livelli di ossigeno in quota. Le persone che hanno scalato le montagne in precedenza hanno il vantaggio di aver imparato a camminare da sole. Hanno imparato a giudicare le condizioni e. quindi, ad adattare il loro ritmo in modo che permetta loro di camminare per molte ore. L’esperienza, inoltre, insegna a trovare un ritmo costante, senza fermarsi; se il sentiero diventa più ripido, i passi si fanno più corti, ma il ritmo rimane lo stesso.
Se si fanno più pause ma si cammina più velocemente tra una pausa e l’altra, o se si varia costantemente la velocità, fermandosi e recuperando di nuovo, probabilmente si potrebbe coprire la stessa distanza nello stesso tempo, ma il tragitto sembrerà più lungo e richiederà più energia. Le guide del Kilimanjaro cercheranno di insegnare questo fin dal primo giorno: “pole pole” è la parola Kishuaheli per lento e costante. È la frase che si ascolterà tutto il giorno, tutti i giorni. Solo facendo tesoro di questi consigli si potrà avere la soddisfazione di raggiungere il picco Uhuru!